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Quanto tempo impiega un centometrista per correre la sua gara perfetta? Circa dieci secondi. Oppure una vita intera, il tempo di questo romanzo, se sui blocchi di partenza, nella mente di un uomo tormentato dal passato, si spalanca la voragine dei ricordi. Il protagonista sa fin da bambino di essere consegnato alla corsa, e lo sa perché la velocità è il solo rimedio possibile per scappare dai mostri che gli hanno portato via il fratello, ammazzato a bastonate dal padre, una mattina, sulla neve fresca, e poi Caterina, il suo unico amore. Telecamere, sponsor, pubblico eccitato, anabolizzanti e combine, ci sono tutti gli ingredienti che fanno di questa finale la gara definitiva; soltanto il vento della vittoria può riaccendere la luce su un futuro diverso. La solitudine del centometrista come sottile e spietato ritratto di una condizione di vita: l'estraneità a se stessi, ai propri bisogni più intimi; la necessità della corsa come smemoratezza, come anestetico. Emiliano Gucci trasforma il passo dell'atleta in una ventosa metafora: si corre per esorcizzare il vuoto, per la paura di fermarsi a pensare. Si corre e basta, senza nemmeno chiedersi il perché.